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Lettera Aperta della Presidente

“SE IL DITO INDICA IL CIELO L’IMBECILLE GUARDA IL DITO”
(proverbio indiano e cit. dal film “Il favoloso mondo di Amelie”)

Oggi stiamo affrontando una emergenza sanitaria mai vista prima per la diffusione mondiale che sta avendo. La Pandemia è sanitaria ma anche mediatica. Corrono sui media informazioni e disinformazioni e sappiamo bene come talvolta il nostro sguardo possa essere distolto e pilotato.

La malattia ma anche la paura sta coinvolgendo tutti i popoli del mondo. Se è giusto chiudersi nelle case e chiudere e limitare tutte le occasioni di contagio, non possiamo chiudere i cuori ed essere miopi ed ombelicocentrici, né tanto meno sfuggire all’evidenza: c’è una difficoltà sociale e di salvaguardia del benessere psicofisico delle popolazioni e non possiamo fare finta di non vederlo chiudendo le porte ai bisogni, anch’essi primari, come la cura, l’ascolto, la prossimità, il non sentirsi soli.
Bisogni che sono strettamente correlati alla stessa salute fisica: basta pensare a come disfunziona il Sistema Immunitario in caso di Depressione psicologica.

Tutti abbiamo bisogno di legami, ma per certe persone alcuni legami sono la differenza tra la vita e la morte, per certe persone alcuni legami sono legami di dipendenza che non possono scegliere se avere o meno, per alcune persone oggi è impossibile non essere soli perché non hanno possibilità di tendere una mano oltre la bolla di reclusione dove sono finiti.

Le scuole, come sappiamo, sono state chiuse e con esse anche molti Servizi Educativi e Socio Assistenziali sono stati chiusi o fortemente ridimensionati. Restano attivi i Servizi Residenziali e di Assistenza Domiciliare dove eroicamente si lavora per continuare a dare servizio e sostegno anche con i pochissimi DPI a disposizione e nell’impossibilità di mantenere le distanze di sicurezza di 1 metro.

Ma “non abbiamo bisogno di eroi, abbiamo bisogno di umanità”

Questa situazione rischia fortemente di aumentare e moltiplicare disuguaglianze ed è importante parlarne. Non ci si può nascondere dietro la Complessità o la Situazione emergenziale: ci sono migliaia di famiglie oggi colte da un disagio enorme, più degli altri, e da un isolamento gravissimo che avrà a breve pesanti conseguenze dal punto di vista della tenuta sociale, della salute pubblica (sono, purtroppo, già incrementati i casi di TSO) ed anche dal punto di vista economico.
Persone fragili e già in condizione di pesante disagio psicofisico, dall’oggi al domani non hanno più quel sostegno che era garantito per “vivere” o “sopravvivere” con un minimo di dignità

Chi si occupa di loro oggi? A chi possono rivolgersi oggi, queste migliaia di persone che già erano in difficoltà prima del Coronavirus?

Lo Stato ha previsto la possibilità di rimodulare i servizi e renderli compatibili con le giuste misure prescrittive per contenere il propagarsi del Coronavirus ma bisogna farlo subito. Non c’è tempo da perdere. Serve che gli Enti Locali e i Comuni recepiscano e prendano posizioni politiche chiare e utilizzino il lavoro, le professionalità e le competenze messe a loro disposizione.

Tra gli Enti Pubblici ci sono sensibilità e velocità diverse, e non sempre sono arrivate risposte e/o indicazioni formali e chiare. In alcuni casi non si sa cosa si aspetti o ci si aspetti.

Molti di questi servizi assistenziali ed educativi sono gestiti da Cooperative sociali. In tutta Italia la Cooperazione sta reagendo prontamente perché i Cooperatori-Lavoratori del sociale sanno perfettamente quali sono i bisogni e i limiti dei beneficiari di cui si prendono cura ogni giorno, fianco a fianco anche alle loro famiglie. Con uno sforzo straordinario, con la professionalità e la creatività che caratterizza uno dei settori più resistenti e resilienti del nostro paese, il Terzo Settore ha studiato, riprogettato e inviato agli enti pubblici proposte di rimodulazione. Ha fatto proposte per garantire alcuni servizi alla persona e per utilizzare tutti i mezzi tecnologici di comunicazione e relazione virtuale possibili, al fine di continuare a dare assistenza e supporto psico-educativo a chi ha pochi strumenti per resistere a ciò che ci sta capitando.

Senza dimenticare il problema dell’alfabetizzazione tecnologica: questa è anche l’occasione per convertire parte del lavoro di sostegno alla fascia più debole della popolazione perché possa re-imparare o apprendere ad esercitare i propri diritti ed accedere autonomamente ai Servizi da remoto.

Tutti stiamo toccando con mano la nostra fragilità umana. Cosa pensiamo che capiti a chi era già più fragile degli altri e oggi non ha alcun sostegno?

Le attività sociali sono un aspetto essenziale del vivere e ristabilirle è tanto importante quanto garantire i bisogni di nutrimento e protezione.

Accedere ai servizi alla persona oggi è complesso e quel meccanismo virtuoso di strumenti di e-government che lo Stato ha messo a diposizione per consentire di vivere a pieno il proprio ruolo di cittadino attivo e protagonista, è patrimonio di pochi giovani e istruiti cittadini.

Il nostro lavoro è riaprire virtualmente quelle porte che si sono chiuse, per far entrare lo Stato, i Servizi Sociali, il patrimonio di Servizi nati nel territorio, facilitare l’esercizio dei diritti di ognuno, le informazioni su come orientarsi e ‘come fare per’.

E intanto una bomba sociale è pronta ad esplodere…

 

Daniela Ortisi
Presidente Coop Esserci

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